C’era aria di record: è arrivato. In sei giorni 434.509 presenze (da 188 Paesi): un balzo del 26% rispetto all’edizione del 2017 e soprattutto del 17% rispetto al 2016, quando come in tutti gli anni pari si svolgono le biennali di cucina e bagno. Il Salone del Mobile compete solo con se stesso, ma continua a superarsi.
Le facce sorridenti dei responsabili della 57esima edizione ricordano quelle soddisfatte degli addetti alle vendite che si muovevano negli stand dei 1.841 espositori. Anche facendo il bilancio, Claudio Luti, presidente del Salone, parla come gli allenatori che il giorno della premiazione meditano sulla stagione a venire — e pensa a una categoria particolare di visitatori. «Oggi questa manifestazione è così importante che politica e istituzioni ci vengono tutti a trovare, e non solo perché tenuti a farlo ma anche per vedere un modello italiano virtuoso, per capire come incanaliamo forze creative e produttive, emozione e progettazione, cultura di impresa e capacità di lavorare in squadra, e come ci integriamo con la città di Milano».
Sul governo ideale, Luti usa prudenza: «Come imprenditori necessitiamo di continuità di progetti e programmi, siamo abituati a pensare a lungo termine. Chi guida il Paese deve garantire leggi e riforme affidabili, continuità che favorisca gli investimenti». E come rinforzare la squadra? «Investendo in distribuzione e marketing con lo stesso slancio con cui investiamo in creatività e innovazione. Dopo gli anni 70 e 80 ci siamo compiaciuti della nostra bravura nel produrre qualità e non abbiamo guardato fuori. La crisi ha fatto capire che bisogna internazionalizzarsi. Appena lo abbiamo fatto i risultati sono arrivati. Le aziende che funzionano sono quelle con una forte identità. Anche se sono della nicchia».
Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo, mescola numeri ed emozioni: «Il Salone nasce come contenitore di business per un settore che vuole correre, tanto che il tasso di investimento in ricerca e sviluppo è salito dal 2,2 al 4,2%. Però è anche un evento sociale: quando vedo i ragazzi qui sui prati capisco che abbiamo creato un clima piacevole attorno a un’industria». Non è da tutti. «Sono bastate due edizioni a Shanghai per superare i tedeschi e diventare i primi esportatori in Cina, un 36% in più. Tutti ci aprono le loro porte. Oggi con Mosca c’è qualche tensione politica ma noi abbiamo portato là 300 aziende italiane. E come mercato del futuro prossimo, siamo interessati all’India, che è interessata a noi». Di futuro parla anche Claudio Feltrin, presidente di Assarredo. «Il comparto ha recuperato dalla crisi: non del tutto in termini di fatturato ma sono stati recuperati i posti di lavoro. Dobbiamo pensare ai nuovi modi di arrivare al cliente dall’e-commerce ai social. Il mercato chiede più prodotti su misura. E con le case che rimpiccioliscono, i mobili si adeguano e devono anche poter seguire proprietari che si spostano: mobili nomadi».
Paolo Pastorino, presidente di Assobagno, ha un diverso mercato principale, l’Europa, ma svela che il mercato italiano è in crescita tale da trainare il settore a un +1,5%. «Il consumatore investe di più nel bagno perché si è convinto che ne vale la pena. Le nostre aziende malgrado le dimensioni più piccole rispetto ai marchi tedeschi hanno tenuto il passo e investito in confort e innovazione. E senza avanzare pretese, una maggiore sensibilità politica nei confronti dei nostri investimenti per consentire di risparmiare, igienizzare e ridurre l’inquinamento potrebbe darci un ulteriore slancio».