L’Italia, oggi, è un Paese “ senza centro”. Perché ha perduto i riferimenti tradizionali. Non solo politici. Anche se in politica, il Centro, in Italia ha contato molto. Nella ( cosiddetta) Prima Repubblica, infatti, il sistema politico è stato governato dal Centro. “ Occupato” dalla Democrazia Cristiana. Fino al 1994. Quando la caduta del Muro e Tangentopoli ne hanno determinato la fine. Fino ad allora, la politica aveva ruotato intorno alla Dc. Perché a Destra e a Sinistra agivano due “poli esclusi” (per citare Piero Ignazi). Diversi per rilevanza e radicamento. A Destra: il Msi era fuori gioco perché apertamente post-fascista. E, comunque, non raggiunse mai un peso elettorale rilevante. Mentre a Sinistra il Partito Comunista costituì, a lungo, la principale opposizione. “Un’alternativa non alternativa”. Per il suo collegamento storico con l’Unione Sovietica. Così la Dc, insediata al Centro, riuscì a governare il Paese. Con tutti. Anche con il Pci, attraverso coalizioni e compromessi (più o meno) storici.
Ma dopo il 1994, la storia è cambiata. E il Centro è divenuto una terra contesa. Da Destra e da Sinistra. Da Silvio Berlusconi e Forza Italia, che, insieme alla Lega, intercettarono una parte rilevante degli elettori della Dc e degli altri partiti di governo. E insieme alla Destra post-fascista, guidata da Gianfranco Fini, realizzò una coalizione competitiva. Mentre, dall’altra parte, il Partito Popolare, post- democristiano, avviò l’esperienza dell’Ulivo. Alleandosi con quel che restava dell’esperienza socialista e laica. E, soprattutto, post- comunista: dal Pds ai Ds. Il Centro divenne, dunque, parte integrante dei nuovi progetti e soggetti politici. Perché per vincere le elezioni occorre intercettare gli elettori che stanno al centro. Meno vincolati a fedeltà di voto. Così, dieci anni fa, prese avvio l’esperienza del Partito Democratico. Che, per riprendere la formula di Arturo Parisi, sancì il passaggio dall’Ulivo dei partiti al Partito dell’Ulivo. Mentre, dall’altra parte, Berlusconi e Fi divennero il “ gancio” per il “ quadro” del Centrodestra.
Visto il ruolo assunto dalla personalizzazione e dalla figura dei leader.Così, il Centro si impossessò della scena politica italiana. Anche senza venire nominato. Con o senza trattino.
Ma il Centro ha avuto importanza, per la società e la politica italiana, anche dal punto di geo- politico. Perché, storicamente, orientato a sinistra. E, al tempo stesso, caratterizzato da un modello economico (simile al Nord- est) caratterizzato da imprese “ piccole” e “ medie”. Intorno a città “ piccole” e “ medie”. Un’area definita da Giuseppe De Rita: “Centronia”. Dove il grado di benessere osservato e percepito era sicuramente più elevato rispetto al resto del Paese.
Il Centro, nel nostro Paese, ha conquistato spazio anche nella struttura sociale. Visto che metà della popolazione, ancora nel 2011, a inizio decennio, si collocava nel “ceto medio” (secondo le indagini dell’Osservatorio di Demos- Coop). Quindi, al Centro della scala sociale. L’impressione, però, è che questo scenario sia mutato e stia cambiando rapidamente. A partire dalla struttura sociale. Negli ultimi anni, infatti, coloro che si collocano nel “ ceto medio” sono scesi al 40%. Mentre 54% degli italiani (osservatorio Demos-Coop) ritiene di appartenere a una classe sociale “ bassa o medio- bassa”: 12 punti in più rispetto al 2011.
Centronia, l’Italia di mezzo, pare stia subendo, a sua volta, una progressiva eclissi. Colpita, duramente, dal terremoto. Ma anche da un sensibile disincanto. Ben descritto dall’Atlante Sociale delle Marche, curato da circa 15 anni da LaPolis (Università di Urbino, per il Consiglio Regionale e l’Istao). Nelle Marche, uno dei Centri del Centro (Italia), la fiducia nel futuro è, infatti, declinata. Insieme alla fiducia verso lo Stato, ma anche verso Regione ed enti locali. Mentre è cresciuto il malessere nei confronti dell’economia. In altri termini, al Centro di Centronia le differenze rispetto al resto del Paese non si vedono più. L’Italia media riflette la media italiana. E ciò risulta ancor più evidente se osserviamo gli orientamenti politici.
Le regioni del Centro hanno perduto il loro colore tradizionale. Non sono più rosse. Ma si sono largamente colorate di giallo e di verde. Per la grande crescita ottenuta, alle recenti elezioni, dal M5s e dalla Lega, i veri protagonisti politici di questa stagione. Mentre Pd e Fi si sono ridimensionati sensibilmente. Insieme, in Italia, raggiungono a fatica il M5s. Appaiono, dunque, in crisi profonda. Assediati dalla Lega — posizionata a “Destra”, molto più che a “Nord”. E circondati dal M5s. Che ha una base elettorale politicamente “ trasversale”. Distribuita da sinistra a destra, passando per il centro. Ma, soprattutto, fuori dallo spazio politico. Il M5s: ha sfondato nel Mezzogiorno. E si è affermato dovunque, in Italia. Attore e simbolo di un’Italia in-colore. E senza centro.
Anche per questo è difficile trovare una maggioranza di governo. Stabile. Perché l’Italia non ha più un Centro. Politico, territoriale. E sociale. È un Paese spaesato. Alla difficile ricerca di “mediazione”.