Il mercato M&A corre veloce a livello globale ma anche l’Italia sembra ben impostata. Nonostante le incertezze legate allo scenario politico nazionale, gli operatori infatti continuano ad investire. Nel primo trimestre dell’anno sono state formalmente chiuse in Italia 167 operazioni per un controvalore complessivo di circa 10 miliardi di euro (il doppio a livello di controvalore rispetto ai primi tre mesi del 2017). Le proiezioni per la fine dell’anno, considerando la sola finalizzazione di deal annunciati, segnano un target di almeno 65 miliardi di controvalore, che rappresenterebbe il dato più elevato dal 2007. In attesa della finalizzazione della business combination tra Luxottica ed Essilor, pari a circa 24,3 miliardi di euro di controvalore, che darà luogo al più grande player mondiale integrato nel settore dell’occhialeria, sono diverse le società italiane che stanno investendo all’estero per aumentare competitività e quote di mercato. «Nonostante l’instabilità del quadro geo politico internazionale e nazionale – indica Max Fiani, partner di Kpmg Corporate Finance – il mercato M&A, anche in Italia, continua la sua dinamica positiva di crescita. Ci sembra da evidenziare in particolare, l’attivismo delle imprese italiane per le operazioni cross border che dimostra un buon clima di fiducia tra i nostri imprenditori».
Tra le operazioni annunciate e ancora da finalizzare, vale sicuramente la pena citare l’acquisizione del business dolciario americano di Nestlè da parte di Ferrero per 2,8 miliardi di dollari, la quinta operazione fuori dai confini nazionali da parte del colosso di Alba negli ultimi quattro anni. Di estrema rilevanza risultano anche l’acquisizione dell’americana General Cable da parte di Prysmian e l’attivismo di Atlantia, che, in attesa di definire gli accordi per l’acquisizione, in partnership con gli spagnoli di ACS, del concessionario autostradale Abertis, ha annunciato l’acquisizione del 30% della spagnola Cellnex Telecom e finalizzato l’acquisizione del 15% del gruppo francese Eurotunnel, che gestisce il tunnel della Manica. Tra le principali operazioni concluse nel primo trimestre dell’anno, la più significativa per controvalore riguarda l’integrazione di Anas in Ferrovie dello Stato, per mezzo di un conferimento da parte del Mef di azioni Anas valutate circa 2,9 miliardi di euro.
Ammonta invece a quasi 1,8 miliardi di euro il flusso di capitali esteri verso l’Italia, per un totale di 45 operazioni finalizzate. Da segnalare l’integrazione degli asset italiani di Cementir in Italcementi per 315 milioni di euro (dal 2017 parte del Gruppo HeidelbergCement) e l’acquisizione del business Lemonsoda da parte del colosso danese del beverage Royal Unibrew (80 milioni di euro), oltre all’ingresso nel capitale di Tim da parte del fondo Elliott (circa 585 milioni di euro in titoli ordinari). A livello settoriale, il consumer e l’industrial si confermano tra i comparti più dinamici in termini di volumi, con 85 operazioni complessive (oltre il 50% del totale). Tra le operazioni più rilevanti si segnalano rispettivamente il management buy out che ha riportato in Italia la proprietà della catena Coin, il cui 100% è stato ceduto da BC Partner ad un veicolo di investimento partecipato dai manager e l’investimento del fondo di private equity Investindustrial in Ceme, produttore pavese di pompe e valvole industriali. È comunque atteso che il mercato M&A nel 2018 tocchi i controvalori più elevati dal dopo crisi: in pipeline ci sono operazioni annunciate per 60 miliardi di euro. Infine c’è da segnalare che le classifiche Thomson degli advisor finanziari nei primi tre mesi dell’anno vedono in testa Goldman Sachs davanti a Mediobanca e Credit Suisse seguite da Lazard, Jp Morgan e Citi.