Un ponte per trovare la strada verso un’alimentazione naturale. The Bridge, pioniera del biologico, è nata controcorrente negli anni Novanta, ma oggi vola sulle ali della crescita dei consumi responsabili, triplicando in cinque anni il suo giro d’affari. «Siamo partiti nel ‘94 da un’intuizione di mio padre Ernesto, con l’idea di offrire un’alternativa vegetale a chi non poteva bere latte vaccino, ma ora il nostro bacino di consumo si è allargato moltissimo, grazie alla diffusione di filosofie di vita salutiste, vegetariane o vegane», spiega Paolo Negro Marcigaglia, che continua l’avventura di suo padre insieme al fratello Marco, a San Pietro Mussolino, in provincia di Vicenza.
Prima azienda italiana a produrre latte di riso biologico, ora The Bridge ha ampliato la sua offerta a una decina di bevande, dal latte di avena al latte di mandorle, e a una serie di dessert, sempre a base di latte vegetale. Le materie prime sono tutte biologiche e in larga misura europee: il riso dall’Italia, il farro dalla Germania, il grano saraceno dalla Francia e dalla Spagna. «Cerchiamo di acquistare tutto il più vicino possibile», spiega Paolo, che è laureato in biologia ed è anche responsabile della ricerca e sviluppo in azienda. Solo i prodotti tropicali, come lo zucchero di canna, il cacao, la vaniglia o il cocco, vengono da lontano, principalmente dal Sud America, dal Madagascar e dalle Filippine. Mercati non facili, dove negli ultimi anni gli sbalzi di prezzo sono stati consistenti, soprattutto nell’ambito delle materie prime biologiche.
«Li abbiamo affrontati cercando di creare una filiera dal campo fino allo stabilimento, privilegiando il lato umano e i contratti di lungo periodo», precisa. In questo modo, l’azienda si è allargata fino a 70 dipendenti e a 33 milioni di fatturato nel 2017, che dovrebbero diventare 38 quest’anno, dai 13 del 2014. Nell’arco temporale considerato dall’indagine di ItalyPost i ricavi sono lievitati di sette volte (dai 4 milioni del 2010 agli oltre 28 del 2016) e il tasso di crescita medio annuo nei sette anni che incrociano la crisi è stato del 38,26%(Cagr) con un margine operativo lordo a fine periodo pari a oltre 4 milioni (il 15,72% medio nei tre anni di riferimento della ricerca). Anche i mercati di sbocco si sono ampliati, con il 60% della vendite in Europa, in Medio Oriente e ora anche in Asia, dalla Cina a Singapore. La produzione, però, resta tutta in Italia, con due stabilimenti a ridosso del parco naturale dei Monti Lessini, vicino all’acqua di sorgente della fonte Papalini, che è la materia prima più preziosa.
*L’Economia, 16 marzo 2018