Daniele Ferrero, appena tornato da Macao, sta per lanciare una bevanda a base di cioccolato. È l’ultimo brevetto. «Ora dobbiamo studiare come metterla in commercio», dice. Un prodotto di più per la sua Venchi, di cui è socio con circa il 27% e che guida da presidente e amministratore delegato. L’azienda di Castelletto Stura (Cuneo) è un caso di reazione alla crisi: evitato il crac (esogeno) in passato, ha raddoppiato i ricavi negli ultimi tre anni.
«Chiuderemo il bilancio 2017 a 80 milioni (erano 31,4 nel 2010, ndr), con un utile netto di dieci (+58% dal 2016)», dice Ferrero, 48 anni, nessuna parentela con la famiglia di Alba, proclamato da Ey «Imprenditore dell’anno» 2017 per il Food & Beverage.
L’obiettivo confermato è toccare nel 2018, per i 140 anni dell’azienda, i 100 milioni di fatturato, e arrivare a 102 punti vendita dai 93 attuali. Mercati: l’Oriente con Cina, Hong Kong e Macao, appunto, dove il gruppo aprirà a metà aprile un negozio nel casinò The Venetian. Nelle scorse settimane ne ha inaugurati due, a Richmond (Inghilterra) e a Roma (Euroma). La crisi è superata? «In Italia sì, ma attenzione ora, dopo le elezioni, a che la fiducia riguadagnata non venga messa in discussione», avverte.
Fra i clienti importanti ci sono Msc Crociere e Eataly, che ha un rappresentante in consiglio, Luca Baffigo, ceo di Eataly Distribuzione. Un socio di peso con il 10,5% è Pietro Boroli, vicepresidente della De Agostini. «È entrato nel 2002, quando l’azienda fatturava 6 milioni», ricorda Ferrero: malgrado l’alluvione che mise in ginocchio il cuneese e la Venchi. «Eravamo pronti a portare i libri in tribunale, ma Boroli entrò comunque».
Nel 2010-2016, secondo la classifica dei «500 Champions», i ricavi Venchi, onnipresente nelle stazioni e negli aeroporti, è aumentato in media del 12,5% all’anno. Il margine operativo lordo medio 2013-2016 è stato del 23%. E il Roe, il ritorno sul capitale, era del 29% nel 2016, con i debiti netti pari alla metà dei guadagni lordi.
«Il 2017 è stato un buon anno — dice —. Gli utili sono cresciuti anche per il calo delle tasse: l’Ires, il patent box, l’iper ammortamento. Provvedimenti che aiutano a crescere». In particolare lo sconto fiscale per gli investimenti in innovazione, il patent box «ha funzionato: non è una carotina, una pacca sulle spalle per chi ha già un marchio. È per chi investe sull’accumulazione delle competenze. E noi investiamo tutti i flussi di cassa».
Venchi è cresciuta con i negozi monomarca, strategia che viene confermata. «Quest’anno ne apriremo altri quattro o cinque in Italia e una decina all’estero. La gestione diretta ti permette di controllare la relazione con il cliente fino all’ultimo centimetro». È uno dei motivi del successo, secondo Ferrero, oltre all’assetto proprietario e al rapporto con le banche. «È importante essere azionisti dell’azienda che si guida», dice. E sulle banche (lavora con Unicredit, Ubi e Intesa): «C’è un trucco del mestiere. Averne poche e coinvolgerle». Ma la spinta è venuta dai treni ad alta velocità, che hanno fatto volare Grandi Stazioni. «Impensabile dieci anni fa».
*L’Economia, 16 marzo 2018