Dopo mesi di discussioni e di tensioni tra istituzioni europee, ieri la Vigilanza della Bce ha fatto conoscere i termini con i quali valuterà i crediti deteriorati futuri delle banche dell’Eurozona. L’Addendum reso noto dall’agenzia guidata da Danièle Nouy è meno «forte», se si vuole meno invasivo, di quello che era stato anticipato nell’autunno dello scorso anno e che era stato criticato da molti in Italia e da gran parte del Parlamento europeo.
Soprattutto, i tempi nei quali gli istituti di credito dovranno effettuare accantonamenti a fronte degli Npl in portafoglio (Non performing loans) sono meno stringenti e le indicazioni non sono vincolanti (rimangono però un elemento della vigilanza).
Il cambio di passo del Supervisory Board della Banca centrale europea è stato salutato positivamente dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che in passato aveva criticato l’approccio della signora Nouy, «A una prima lettura — ha detto Tajani — la Vigilanza sembra tenere conto delle perplessità manifestate dal Parlamento europeo e chiarire meglio, rispetto alla versione pubblicata in ottobre oggetto della consultazione, il carattere non vincolante dell’Addendum e la sua applicazione caso per caso». Tajani ha poi aggiunto che «è comunque opportuno che la Vigilanza della Bce si muova nel solco delle norme che il Parlamento e il Consiglio stabiliranno in co-decisione a seguito della proposta della Commissione sui crediti deteriorati presentata ieri». La disputa tra le istituzioni europee sembra insomma avviarsi al termine con quello che è un parziale rallentamento di passo del Supervisory Board.
In concreto, le banche dovranno annullare il peso di bilancio dei crediti deteriorati in sette anni se questi hanno garanzie collaterali, in due anni se non le hanno. La novità sta nel fatto che potranno iniziare a farlo solo dal terzo anno se i crediti sono garantiti, quindi beneficiando di un cuscinetto temporale di un biennio: dopo, la svalutazione indicata dovrebbe essere del 40% al terzo anno, del 55% dopo quattro anni, del 70% dopo cinque, dell’85% dopo sei e del cento per cento alla fine del settimo anno. La misura, inoltre, non è retroattiva e riguarda solo gli Npl dichiarati tali dal prossimo 1° aprile. Non solo. L’Addendum introduce un elemento di flessibilità: la vigilanza ha chiarito che «discuterà con ogni singola banca le divergenze dalle aspettative di accantonamento prudenziale stabilite nell’Addendum» e che in alcuni casi i potrebbe essere accettabile che i crediti deteriorati non siano coperti al cento per cento.
Le verifiche e il dialogo con le banche saranno però incorporati nel Processo di revisione e valutazione prudenziale del 2021, cioè nella valutazione dei requisiti patrimoniali e della gestione dei rischi di ogni banca. L’Addendum chiede agli istituti di comunicare alla Bce «qualsiasi divergenza tra le loro prassi e le aspettative in merito agli accantonamenti». In sostanza, l’istituzione presieduta dalla signora Nouy dice che queste sono «aspettative» utili a stabilire un punto di partenza per valutare i rischi di credito.
Dal punto di vista del sistema bancario italiano, il più esposto d’Europa ai crediti deteriorati, rimane il problema dei sette anni, considerati pochi per recuperare le garanzie sui prestiti data la lentezza dei tribunali nazionali. E resta da valutare l’impatto che la rafforzata vigilanza avrà sull’attività di credito delle banche.
Le indicazioni date ieri dalla Vigilanza della Bce dovranno poi allinearsi alle decisioni in materia di Npl che saranno prese da Parlamento e dal Consiglio europei e sui quali la Commissione ha avanzato mercoledì la sua proposta.