Si vanta di andare fra la gente, nei mercati, anche ad urne chiuse. Fa un selfie con un ambulante, è autoironico («siamo al surreale faccio foto anche con gli abusivi»), trova il tempo per un battibecco con una signora che lo vorrebbe lontano dai banchetti, «siete rosiconi di sinistra», è la chiosa del leader della Lega. Matteo Salvini è galvanizzato, continua a girare come se la campagna elettorale non fosse finita, ringrazia gli elettori milanesi, «visto che gli altri spariscono dalle strade dopo il voto».
Il leader della Lega si comporta come capo della coalizione di centrodestra, cerca di evitare attriti con Berlusconi, non cade nella provocazione di una diarchia possibile, «lui è una risorsa, va benissimo, si va d’amore e d’accordo, ci rivediamo fra pochi giorni».
La strategia che ha delineato sin dai primi momenti dopo il voto appare granitica, non cambia. «Non penso ad accordi con partiti, come ho detto già. Stiamo lavorando al programma che offriremo ai parlamentari, al Parlamento. Su alcuni punti vedremo chi ci dà una mano a portarli avanti e chi invece dice di no a prescindere. Quindi niente accordi organici né col Pd né coi 5 Stelle né con la Boldrini». E qui Salvini tocca un tasto sensibile, perché non sono pochi nella Lega coloro che nutrono sospetti nei confronti di Berlusconi, al quale andrebbe anche bene un governo di larghe intese con un appoggio del Partito democratico, una sorta di extrema ratio per evitare di tornare al voto e garantire un periodo di stabilità per il Paese.
E se Roberto Maroni boccia l’ipotesi di un partito unico Lega-FI, con un lapidario «no grazie», lo schema di Salvini appare piuttosto puntare ad un governo di minoranza, con possibili appoggi esterni su alcuni punti specifici, concordati prima con i partiti. E il vicesegretario della Lega Giancarlo Giorgetti dice: «Un governo di scopo con il Pd? Per la legge elettorale sì, per la manovra no».
Salvini scandisce anche le tappe dei prossimi giorni, il percorso istituzionale che avrà valenza politica e simbolica, a cominciare dall’elezione dei presidenti di Camera e Senato della Repubblica. Anche Di Maio sta cercando accordi, avanzando proposte, lo stesso sta facendo il leader della Lega, cercando di puntare ad un accordo che comprende sia la poltrona più alta di Palazzo Madama, dove la coalizione di centrodestra potrebbe essere autonoma dopo il terzo voto, sia la poltrona più importante di Palazzo Montecitorio.
«Ci sono i presidenti di Camera e Senato da eleggere, noi avremo le nostre proposte e vediamo chi ci sta. Siamo la prima coalizione, siamo il primo partito della coalizione — ha sottolineato Salvini — e non ci hanno chiesto di stare alla finestra a guardare quello che succede».
C’è spazio anche per punture di spillo e battute: il ministro Carlo Calenda lo vede come un avversario? «Non lo vedo proprio, non ha avuto nemmeno il coraggio di candidarsi e sottoporsi al giudizio degli elettori. Rispetto di più quei ministri che si solo candidati e magari hanno perso ma ci hanno messo la faccia», ha continuato durante un volantinaggio nel mercato milanese. «Comodo fare le lezioncine da fuori, del resto lui è abituato a fare così».
Ennesima lite a distanza invece con lo scrittore Roberto Saviano: «Oggi ha scritto quanto segue: “La devozione di Salvini per il Vangelo è identica a quella che hanno i boss della Mafia per la Madonna…”. Addirittura. Non insulta me, insulta milioni di italiani. Un bacione Roberto», sono le parole di Salvini, lasciando in fondo al messaggio un post scriptum: «Ma quanto rosicano i sinistri?».