È la giornata che potrebbe segnare l’avvio della temuta guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa. Donald Trump dovrebbe firmare oggi i dazi su acciaio e alluminio che colpirebbero anche l’Unione. Proprio ieri a Bruxelles la Commissione europea ha discusso le contromisure per rispondere alla Casa Bianca. Una ritorsione dura, dal valore di 2,8 miliardi, che potrebbe scatenare uno scontro che potrebbe estendersi anche ad altri prodotti, come le auto. Un rischio pesante per l’industria europea delle quattro ruote, a partire da quella tedesca ed italiana. Come testimoniava ieri la preoccupazione di Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca: « Minacciare dazi a dazi non risolve niente, se si dovesse fare la guerra fino alla fine vincerebbe l’America perché importa più di quanto esporta » . Così nelle scorse ore da Roma e Berlino hanno fatto notare a Bruxelles la necessità di agire con cautela e per questo la squadra guidata da Jean- Claude Juncker ha cercato una strategia che spaventi gli americani, che non ponga l’Europa nel ruolo di vittima sacrificale ma che non chiuda la porta a un accomodamento, a un compromesso in corsa per evitare il peggio. Strada difficile, come notava ieri il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk: «Le guerre commerciali sono una brutta cosa e sono facili da perdere». Sulla stessa linea la commissaria Ue al Commercio, Cecilia Malmstroem: «Non vogliamo escalation, faremo di tutto per il dialogo perché una guerra commerciale non ha vincitori, solo vinti, ma non sappiamo cosa succederà e in caso dobbiamo essere pronti con misure per proteggere l’occupazione e l’economia europea ». Dunque se oggi Trump colpirà, Bruxelles – che in materia commerciale parla per i Ventisette, dando maggior forza ai partner dell’Unione – risponderà. Lavorando a un ricorso al Wto insieme ai partner globali. Ma visto che la pratica poi richiederà tempo, sono pronte anche una serie di ritorsioni commerciali contro gli Usa.
L’Europa è pronta a colpire Washington con dazi simmetrici a quelli su alluminio e acciaio più altri settori (come l’agroalimentare) e una serie di prodotti simbolici del Made in Usa come Harley- Davidson, Levi’s, Bourbon, cereali, succo d’arancia e burro d’arachidi. Il che costerebbe all’economia americana 2,8 miliardi, stesso danno che i dazi Usa causerebbero all’Europa. La lista è però ancora provvisoria perché deve prima essere approvata dai governi del Vecchio Continente. Bruxelles è anche pronta a difendere i produttori Ue chiudendo il mercato alle merci degli altri paesi che, invendute oltreoceano a causa delle barriere, potrebbero invadere l’Europa. Un modo per evitare un danno all’economia e all’occupazione Ue che si sommerebbe a quello provocato dai dazi Usa.
Ora si aspetta la mossa di Trump. Anche a Washington c’è preoccupazione per la scelta del paladino dell’America First, tanto che nelle scorse ore il consigliere economico della Casa Bianca, Gary Cohn, ha dato le dimissioni spaventando Wall Street, in ansia per la sconfitta dei liberisti nell’amministrazione Usa. Secondo il Washington Post anche il Capo del Pentagono, James Mattis, e il segretario di Stato Rex Tillerson nel corso di un confronto interno alla squadra di Trump nelle ultime ore avrebbero avvertito che la politica dei dazi metterebbe a rischio i rapporti con gli alleati degli Usa, soprattutto sul fronte della sicurezza nazionale (l’Europa è parte della Nato). Ma secondo fonti Trump resterebbe « impaziente » di firmare il provvedimento annunciato la scorsa settimana. La Casa Bianca ha confermato che il decreto arriverà entro le prossime 48 ore, ma il Nyt ha scritto che la firma sarà apposta già oggi. Nella mattinata di ieri a Bruxelles si era accesa la speranza alla notizia che forse Trump avrebbe aperto ad alcune esenzioni sui dazi, ma in serata la Casa Bianca ha parlato di eccezioni per Messico e Canada per ragioni di « sicurezza nazionale » aggiungendo, sibillina, « forse per altri paesi » . Il mondo attende.