Riforma delle Camere di commercio: il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha firmato il decreto. La notizia rimbalza in Fvg da Roma in forma ufficiosa ma con indicazioni precise. Intanto quella della delega, che il Consiglio dei ministri ha affidato al titolare del dicastero, dopo che la querelle con le Regioni e la Corte costituzionale avevano stoppato l’iter della riforma. Quindi ieri la decisione di Calenda di procedere. La firma è stata apposta allo stesso decreto firmato a dicembre, non una virgola è stata modificata, salvo la data, quella del primo marzo come avvio delle procedure da parte dei commissari degli enti camerali in via di soppressione o accorpamento, e 40 giorni di tempo per concludere l operazione. Ora il decreto manca la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.Per il Fvg ciò significa che la riforma assegna al territorio due Camere di commercio: quella della Venezia Giulia, nata dall’autoriforma, e quella di Udine e Pordenone, fusione obbligatoriamente imposta dal contestato decreto.
Destino non ineluttabile se il provvedimento si presta a impugnazione, perché le categorie economiche pordenonesi probabilmente vorranno valutare la possibilità di ricorrere contro il nuovo decreto. Ne è certo che le altre Regioni che si erano opposte in precedenza, accettino l’ultima mossa di Calenda.Come si ricorderà la riforma Madia si era incagliata a dicembre nella sua fase attuativa. Il riordino delle Camere di commercio era finito prima nel mirino della Corte costituzionale e poi al centro di un braccio di ferro tra Governo e Regioni con queste ultime che hanno rifiutato l’intesa al decreto che ne riduceva il numero a 60 (dalle originarie 105, scese a 95 dopo il processo di autoriforma).Intesa che proprio la Consulta aveva chiesto come necessaria dopo i ricorsi regionali. Quattro le Regioni che avevano impugnato il decreto ottenendo dalla Consulta il diritto ad un ulteriore esame dal quale uscire con un’intesa, ma l’obiettivo è stato mancato, e le Regioni, a cui a gennaio si è aggiunta il Fvg, hanno bocciato il piano di accorpamento degli enti camerali. Per il Fvg la richiesta era di prevedere una sola Camera di commercio regionale. Dopo lo stop l’iter della norma prevedeva il passaggio in Consiglio dei ministri che poteva varare nuovamente il decreto, ma haa deciso diversamente.