Il futuro, nel bene e nel male. È lui il protagonista dei libri ammessi alla cinquina finalista del Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica: quello rappresentato dalle piante che assicurano la sopravvivenza – “Plant revolution” di Stefano Mancuso -, e quello della spazzatura – “Trash” del padovano Piero Martin e Alessandra Viola – che in qualche misura la minacciano o, ancora, quello delle sfide scientifiche di “E l’uomo creò l’uomo” di Anna Meldolesi che, prima in Italia, ha trattato l’argomento pionieristico della modifica del genoma umano.
Anche se alla selezione finale, ieri a palazzo Moroni a Padova, la più votata è stata Gabriella Greison – fisico, scrittrice e giornalista che ha saputo far convergere le sue passioni per teatro e scienza in un festival – con il suo “Sei donne che hanno cambiato il mondo. Le grandi scienziate della fisica del XX secolo” (Bollati Boringhieri), riconoscimento alla donna multitasking anche in ambito scientifico, per la sua capacità «di coniugare correttezza scientifica e cultura pop», per dirla con Eliana Liotta, che proprio al momento decisivo ha chiamato i giurati a convergere sulle donne che mai, fino ad ora, si sono aggiudicate il premio, se non in compartecipazione.
A completare la cinquina, Marco Malvaldi, giunto tra i venticinque ammessi alla selezione finalista (su 80 partecipanti) addirittura con due libri, “L’architetto dell’invisibile. Ovvero come pensa un chimico” (Raffaello Cortina Editore) e “Le due teste del tiranno. Metodi matematici per la libertà” (Rizzoli). Malgrado il generale apprezzamento di entrambi i testi del chimico-scrittore che ha dato vita, tra le altre cose a “I delitti del BarLume”, alla fine la giuria ha deciso di puntare sul primo, riconoscendo la capacità dell’autore, di coniugare talento scientifico e letterario.Sebbene al fotofinish Greison si sia imposta (10 preferenze) su Martin e Viola (9 con “Trash. Tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti”, Codice Edizioni), Mancuso (8 “Plant revolution. Le piante hanno già inventato il nostro futuro”, Giunti), Malvaldi (8) e Meldolesi (“E l’uomo creò l’uomo. Crispr e la rivoluzione dell’editing genomico” Bollati Boringhieri, 7), i cinque finalisti erano stati, comunque tra i più votati fin dall’inizio pur con in testa Mancuso e le infinite ispirazioni del mondo vegetale, seguito da Martin e Viola «con un viaggio divertente e scientificamente rigoroso, alla scoperta dei rifiuti fuori e dentro di noi».
Ma al momento della scelta definitiva, il dibattito della giuria scientifica, presieduta da Sandra Savaglio, professore di astrofisica specializzata nelle galassie distanti, si è incendiato con la giuria divisa tra i sostenitori della necessità di puntare sui testi di più stretta divulgazione scientifica tra cui la presidente stessa – dopo che sul ritardo dell’Italia in questo senso è stato posto l’accento a tutti i livelli istituzionali – e quanti, mossi da una sensibilità più “umanistica” sostenevano l’importanza di garantire pari dignità e valore ai testi dedicati alla scienza sociale, come Nicolò Antonio secondo cui «i fenomeni sociali hanno bisogno di comprensione scientifica». Il premio entra ora nella fase finale: le cinque opere saranno esaminate congiuntamente dalla giuria scientifica, dalla giuria degli studenti – composta da 100 universitari provenienti da tutta Italia e dagli studenti di dieci classi delle scuole secondarie di secondo grado delle province di Padova e Rovigo. La cerimonia di consegna del Premio si terrà venerdì 18 maggio, alle 11.30, nell’Aula Magna del Palazzo del Bo, all’Università di Padova. Il giorno precedente – giovedì 17 maggio – i cinque autori finalisti presenteranno al pubblico le opere in concorso.