Fincantieri chiude il cerchio sull’acquisizione del 50% di Stx France, mentre sull’asse Roma-Parigi parte ufficialmente il confronto per declinare il ruolo di Leonardo e Thales nella futura alleanza italo-francese nel naviglio militare. Intanto, però, l’ad del gruppo triestino, Giuseppe Bono, incassa un primo risultato portando a casa, come anticipato da questo giornale (si veda il Sole 24 Ore del 30 gennaio), l’accordo con il governo francese, per il tramite di Ape, l’agenzia delle partecipazioni statali che aveva già in pancia il 33,34% dei cantieri di Saint-Nazaire e che ha acquisito anche il restante 66,66% dopo la nazionalizzazione temporanea decisa dall’Eliseo.
Lo schema è quello annunciato a fine settembre a Lione, nel corso del bilaterale tra i due paesi: il gruppo di Bono rileverà il 50% degli ex cantieri dell’Atlantique e, al closing, sarà acquisito anche un ulteriore 1%, frutto di un prestito durevole da parte francese e vincolato a una serie di condizioni già concordate tra le parti. A valle del perfezionamento dell’operazione, Fincantieri avrà quindi il 51% di Stx France, mentre Parigi manterrà la sua minoranza di blocco e le quote restanti saranno distribuite tra Naval Group, l’azienda statale della difesa, che avrà il 10%, estendibile fino al 15,66% nel caso in cui, come si ricorderà, i dipendenti e le imprese locali non acquisiranno i pacchetti a loro destinati (rispettivamente, 2,4% e 3,26%). Al gruppo triestino spetteranno poi, nel nuovo cda di Stx France, da rinnovarsi a scadenza, 4 rappresentanti (tra cui l’ad e il presidente che godrà del cosiddetto “casting vote”, vale a dire il voto preponderante in caso di parità), due saranno espressi da Parigi e un membro a testa da Naval Group e dai dipendenti.
Archiviata, dunque, la partita nel civile, Fincantieri e Naval Group lavorano ora, come da mandato dei due governi, a delineare la trama della futura alleanza nella difesa navale. E ieri a Parigi si sono gettate le prime basi per declinare il ruolo di Leonardo e Thales. Un confronto ristretto tra i capi-azienda, con Bono accompagnato da Alberto Maestrini, il dg di Fincantieri, l’ad di Leonardo, Alessandro Profumo, affiancato da Giovanni Soccodato, responsabile Strategie e M&A, mentre Ng e Thales erano rappresentati dai due ceo, Hervé Guillou e Patrice Caine. La riunione, che sarebbe stata preceduta nelle scorse settimane da un faccia a faccia tra Bono e Profumo, è servita così a mettere tutte le carte sul tavolo. E sarà seguita, a metà febbraio, a ridosso del prossimo incontro del gruppo di lavoro congiunto (in programma il 13), da un analogo confronto con altri partner industriali, la joint venture missilistica Mbda (nella quale Leonardo detiene il 25%, mentre Airbus e Bae Systems hanno il 37,5% ciascuna), ed Elt, azienda romana che produce sistemi difesa elettronica.
Il nodo da sciogliere ora è come si presenterà l’alleanza nelle future gare per l’export che Italia e Francia intendono affrontare congiuntamente. Leonardo e Thales forniscono entrambi il sistema di gestione del combattimento (Cms, Combat management system), il “cuore” delle navi militari che assicura il funzionamento della parte software e degli armamenti. L’obiettivo, come caldeggiato dal governo italiano, è individuare un assetto che impedisca un eccessivo schiacciamento a favore dei francesi e che valorizzi la filiera industriale nazionale. La strada più facilmente praticabile, nel breve-medio periodo, sembrerebbe quella di un sistema di compensazioni che assicuri il giusto bilanciamento per il gruppo italiano, laddove, per esempio, la scelta del cliente ricada sul Cms di matrice francese, e che garantisca così a Leonardo la possibilità di montare sulle navi italo-francesi i sensori o i cannoni dell’ex Oto Melara (che, peraltro, Parigi installa anche sulle sue fregate non avendo tecnologie proprietarie), solo per citare alcune possibili declinazioni. Un meccanismo compensativo, insomma, a salvaguardia di tutte le posizioni.
Tale soluzione parrebbe quindi alla portata in attesa, forse, di arrivare a un’integrazione più spinta, come spiega anche Francesco Tosato, responsabile Desk Affari Internazionali del Cesi (Centro Studi Internazionali): «Come hanno già sperimentato Fincantieri e NG per la gara in Canada per 15 fregate con un design di nave unico, allo stesso modo Leonardo e Thales potrebbero provare a sviluppare congiuntamente un nuovo Cms. Sarebbe la soluzione migliore che permetterebbe di superare il possibile sbilanciamento a favore del big transalpino e che potrebbe diventare uno standard a livello europeo. È un approccio che richiede tempo, ma, nell’ottica dell’integrazione europea nella difesa, è sicuramente la via da percorrere in un orizzonte di lungo termine».