A un mese dalla nascita di Italia viva, il nuovo movimento di Renzi stenta a decollare. Negli orientamenti di voto oscilla tra il 4% e il 5% (4,8% nell’ultimo sondaggio Ipsos) e per 3 italiani su 4 (74%) non riuscirà a raccogliere molti consensi, rimanendo un partito marginale nella politica italiana. Al contrario, solamente il 10% prevede che raccoglierà molti consensi e diventerà un punto di riferimento importante per gli elettori riformisti, moderati ed europeisti.
La decisione di Renzi non era certamente inattesa, ma la modalità con cui si è determinata la scissione dal Pd è del tutto inusuale rispetto ad analoghi divorzi. L’aver lasciato il Pd rimanendone alleato nella maggioranza di governo, rappresenta un fatto inedito e una decisione difficile da spiegare agli elettori, sia a quelli che sono stati abbandonati sia a quelli che si vorrebbero conquistare.
Ciò potrebbe dare adito al sospetto che si tratti di una scelta personalistica, basti pensare che secondo un recente sondaggio Ipsos per Dimartedì, il nuovo progetto renziano viene considerato dal 69% degli italiani più motivato da ambizioni personali che dall’interesse per il Paese (8%).
A ciò si aggiunge l’opinione, largamente diffusa, che Renzi possa rappresentare una spina nel fianco del governo Conte il quale sta facendo registrare un graduale aumento del consenso: quasi due su tre (63%) pensano che il leader di Italia viva potrebbe presto abbandonare il sostegno all’esecutivo per un calcolo politico. Di parere opposto il 12% degli italiani convinti che Renzi costituisca uno stimolo per il governo e possa contribuire con idee innovative alla sua azione.
Le difficoltà ad accrescere il bacino di consenso di Italia viva sembrano dipendere da tre aspetti: innanzitutto il gradimento di Renzi si attesta su valori molto bassi (solo il 12% esprime un giudizio positivo su di lui).
In secondo luogo, non è ancora chiaro agli occhi degli elettori quale sia la proposta politica dell’ex premier, cioè quali siano le novità e l’idea di Paese.
Infine, lo stile comunicativo utilizzato da Renzi nel dibattito politico può apparire distante da quello dell’elettorato moderato a cui Italia viva intende rivolgersi.
Il posizionamento scelto da Renzi in teoria ha molto senso, infatti esiste un elettorato moderato che non si riconosce nelle attuali forze politiche e sembra essere orfano di un leader che lo rappresenti e nel quale si possa identificare. In una fase di scomposizione e ricomposizione dell’offerta politica è ragionevole immaginare che un soggetto in grado di superare gli schieramenti tradizionali possa conquistare un consenso elevato, come è avvenuto in Francia con Macron. Ma il paragone con il presidente francese appare inappropriato, perché Renzi non rappresenta un homo novus, ha già guidato Paese per quasi 3 anni (il suo governo è il quarto più longevo del dopoguerra).
Insomma, per poter avere un’altra chance, meno nuovo è un leader, più innovativi e diversi dagli altri devono essere il suo progetto e il suo stile di leadership. Altrimenti rischia di essere un déja vu, penalizzato dai pregiudizi dei più.